Luigi Franciosini

 Di Antonio Scelsi e Ferdinando Maria Tempesta


Nato ad Orvieto nel 1957, si laurea 1986 all’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma, presso la Facoltà di Architettura. Nel 1988 viene selezionato tramite concorso al Dottorato di Ricerca in Composizione Architettonica presso il Dipartimento di Progettazione ed Analisi Urbana, che conseguirà nel 1992, mentre nel 1994 è selezionato come Fitz – Gibbon Chair Visiting Professor in Architecture nella Carnegie Mellon University di Pittsburh (USA)  dove è responsabile del Second Year Design Studio, masonry and wood construction.


Dal 1996 inizia la sua attività di professore, inizialmente a contratto, presso la facoltà di architettura dell’università Roma Tre, nel 2002 diventa ricercatore e in Composizione Architettonica ed Urbana, mentre dal 2012 ricopre il ruolo di professore ordinario in Progettazione Architettonica ed Urbana previa vincita di concorso nazionale. Dal 1987 svolge l’attività di progettazione, con lavori pubblicati su molteplici riviste e libri di settore che hanno ricevuto riconoscimenti nazionali ed internazionali.


Fin dal 2013 svolge attività di ricerca nell’area della progettazione architettonica, durante la quale il rapporto tra progetto e contesto è divenuto un fulcro centrale della sua filosofia architettonica, specialmente nei rimandi storico-archeologici e paesaggistici, il tutto all’interno di un più ampio programma di ricerca che l’intero team di architettura e progetto dell’università Roma tre, persegue dall’inizio della sua storia, e che con il passare degli anni ha assunto sempre più carattere prima nazionale e successivamente internazionale. Una sperimentazione costante, durante la didattica dei corsi ordinari, nel coordinamento di laboratori di tesi di laurea ma anche nelle attività connesse al terzo livello, ha accompagnato questa ricerca che ha accresciuto sempre più la passione ma anche le  competenze sia dei professori che degli studenti.


Relativamente ai suoi impegni negli organi e commissioni di governo in seno al Dipartimento di Architettura, dal 2013 Luigi Franciosini è stato membro componente della Commissione programmazione attività di ricerca. All’interno di questo organismo, si è impegnato ad identificare, con chiari intenti strategici e metodologici, le linee di ricerca caratterizzanti l’identità culturale, tecnico-scientifica del Dipartimento, integrando, all’interno di tre macro-aree, discipline naturalmente convergenti nell’obiettivo di contenere e canalizzare la diversificazione degli interessi culturali all’interno di un approccio multidisciplinare coerente e sinergico.


Nei sui progetti è possibile vedere come l’attenzione per il contesto è fondamentale ed imprescindibile, scelta sicuramente dovuta agli anni di ricerche passati su questa tematica, ma ovviamente nei molteplici lavori è anche possibile la lettura di altri numerosi aspetti architettonici e non che caratterizzano il suo pensiero. Già l’aspetto strutturale ha una grande valenza sia nel futuro museo della scienza in via Guido Reni che nel Bastione Saint-Antoine. Sempre in queste due opere si possono leggere la sua propensione per la creazione dei cosiddetti Landmark, dalla ricerca oculata per il risparmio energetico con metodi passivi ma anche attivi quali: tetto giardino, riforestazione e reinserimento di specie animali, riciclo e recupero delle acque meteoriche, sistemi ad approvigionamento solare e geotermico, sistemi parasole, sistemi di umidificazione e deumidificazione dell’aria e cosi in avanti. In particolare ci ha colpito l’attenzione riposta verso la luce naturale e lo studio che cerca di avvicinarla per farne usufruire l’utente anche verso il centro di spazi molto lontani dal perimetro delle coperture. Sia nel progetto del museo che nel bastione le implicazioni strutturali per le scelte dei lucernai e per le corti interne non sono certo state di poca importanza ma sono comunque state effettuate, proprio a testimonianza della ricorrente importanza del tema nei suoi progetti.



Ovviamente oltre tutto ciò anche la distribuzione delle funzioni, i passaggi, le viste sul paesaggio circostante, le distribuzioni degli ambienti, le scelte dei rivestimenti sono gestite con estrema logica e funzionalità tecnologica oltre che bellezza architettonica ed ambientale.  



Domanda

Se abbiamo capito bene il progetto del bastione di Saint-Antoine, l’intervento è nato per coprire dei resti archeologici, e con l’occasione si sono implementate tutta una serie di altre funzioni che rendono più gradevole l’ambientazione e i servizi al visitatore con un intervento architettonico che, a nostro parere, nello svolgere una funzione basica di copertura crea architettura. La domanda che ci è venuta spontanea è come mai in Italia con l’infinito patrimonio archeologico che abbiamo, non riusciamo a valorizzarlo come fatto in questa occasione ma continuiamo a costruire soltanto delle impalcature che non creano architettura ma svolgono la mera funzione di proteggere, andando anche a deturpare il paesaggio circostante?



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